L’eremita (Seconda parte) (Scena unica-ottava parte)


pergamena

L’eremita

Me la sono giocata tanti anni fa, al buio, davanti ad uno specchio, nel bagno della mia vecchia casa, con la  faccina triste ed il dolore del primo rifiuto… ti sei mai guardato allo specchio per osservare il dolore?

Abelardo
Ai miei tempi gli specchi erano rari… perché si pensava che evocassero i demoni… anche se io non ci ho mai creduto… comunque il dolore potrebbe esserlo, almeno figuratamente, un demone che fa il gioco di Dio… su di me l’ho osservato spesso… la mia storia ti è nota…

L’eremita
Certo la mia nulla ha di paragonabile alla tua… se non che da quello specchio in poi è cambiato radicalmente il mio approccio con le donne… è buffo che un amore giovanile respinto possa travolgere un’esistenza… ma questo dimostra una volta di più quanto siamo fragili e spesso incapaci di ricomporci

Abelardo
La sfida che devi vincere è proprio quella di non farti travolgere dagli eventi, per quanto incisivi essi siano.
L’amore comunque è un’esperienza dirompente e quindi non posso che provare compassione per te… non ha confini l’amore, né in bene, né in male purtroppo, quando arriva è come una macchia di inchiostro che si allarga sempre di più su una pergamena, più la tamponi e più si allarga, fino a che la pergamena si infragilisce e si sente un odore acre ed intenso da levare il fiato.
La passione non cede il passo nemmeno al tempo e la macchia spesso diviene un tutt’uno con la pergamena, si scambiano l’essere e l’essenza ; la macchia continua a vivere anche nella polvere, col suo odore incarognito dalla muffa che fa starnutire gli uomini, ma non si cura come un’allergia.
Aspettare che passi è come attendere che passi la morte, ma la morte prima o poi passa davvero, l’amore non è detto.
È un’attesa carica di desiderio, ma non di timore… la morte si desidera, ma si teme perché deve arrivare… l’amore invece si vive, si respira e quindi ci si fa presto l’abitudine… e come tutte le abitudini quando ci abbandona contro la nostra volontà… lascia dentro un grande vuoto.
Poco male per chi ha fede, perché si possono scoprire misteri più potenti, ma per chi non ne ha… e tu mi sembra che ne hai davvero poca… la salita si fa dura

L’eremita
All’epoca non pensavo a Dio, nessun fanciullo ci pensa quando si innamora, talvolta non ci si scomoda nemmeno a ringraziarLo… anzi i precetti del catechismo si vivono come oscuri nemici che possono colpirti in ogni momento… perché è inutile negarlo… a qualsiasi età si esprime potentemente la sessualità… basta uno sguardo sulla nudità di un corpo… sulle forme di un corpo che si immagina nudo anche se non si sa che cosa possa essere un corpo nudo di donna…ed il concetto di peccato inizia a lottare con una fede che non lo conosceva nemmeno in astratto…

Abelardo
Il concetto di peccato non è una zavorra che tu possa indossare quando ti aggrada… è l’essenza in negativo di tutto quello che in positivo avresti voluto e dovuto fare e non hai fatto… non lotta contro una fede, ma contro di te; la fede viene da Dio e non si misura in termini di resistenza al peccato… l’uomo si misura… la fede è un percorso che prescinde dalla tentazione, anche se la tentazione cerca di distoglierti dalla via… ma sei tu che hai ricevuto il dono di camminare sulla strada di Dio… e la strada di Dio è molto più umana di quanto possa sembrare… è il percorso di un arteria e tu ci pulsi dentro senza accorgertene… viaggi e non sai mai dove ti trovi esattamente… incontri gli stessi luoghi e non li riconosci, credi di riconoscerli ed in realtà non ci sei mai passato… ma puoi donare la vita, anche quando pensi di regalare la morte… così vivi la purezza, proprio quando ti accorgi che c’è qualcosa di nuovo nell’aria… ne hai paura… è normale… ma la purezza si desta proprio nel momento in cui incontra l’impurità…è sempre l’istinto che ce la pone davanti e  che concilia le nostre oscillazioni da un polo all’altro… niente di grave in fondo, basta che il cammino riprenda anche senza una meta… poco importa agli occhi di Dio che sorvegliano la strada e sanno indirizzare nei modi più inaspettati

L’eremita
Il tuo è un linguaggio del cuore… la mia mente non lo comprende, ma il cuore sì, allenta gli spasimi nella dolcezza e si mette in ascolto… sono davvero un privilegiato

Abelardo
Il mio è il linguaggio di chi ha molto vissuto e patito… di chi ha imparato a conciliare l’essere con la resistenza a Dio che c’è in ognuno di noi… c’è voluto tanto tempo ed anche ora che mi è stata data questa nuova opportunità… trovo in te sempre nuovi stimoli per condurre nuove battaglie contro un uomo che non è mai abbastanza vecchio… credevo di aver cancellato le vecchie inclinazioni, ma il contatto con esse mi fa capire che la strada è ancora lunga… e se è lunga la mia strada… ti puoi immaginare… o meglio… non puoi che immaginare quanto lunga possa essere ancora la tua

L’eremita
Non c’è da stare allegri… anche perché io ho tanti peccati da farmi perdonare… mentre tu hai sicuramente superato questa fase…e un po’ ti invidio, così come invidio gli orfani, perché sono riusciti a superare un grande dolore…

Abelardo
Quando ti inginocchi per comunicare i tuoi segreti non sei più orfano… l’invidia svanisce… c’è la pietra del Padre su cui confidare… è dura ed insensibile per tutti fino al perdono, poi diventa casa degli angeli e del tramonto, del tuo cuore assetato di Dio… amore mio… scusa se ti chiamo amore… non pensare male…sei il mio amore perché sei me stesso ed io mi amo ancora…. Quel che rimane dal mondo di là è l’amore per noi, perché anche Dio Si ama… come tu sai fino a salvarSi.

(continua)

Autore: tieniinmanolaluce

Sono attualmente avvocato, mediatore civile e commerciale, formatore di mediatori e mediatore familiare socio Aimef. Per undici anni sono stato docente di letteratura italiana e storia antica al liceo classico. Sono accademico dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna. Scrivo da sempre senza privilegiare un genere in particolare. Ho pubblicato diversi libri anche in materie tecniche. Tra quelli letterari ricordo da ultimo: Un giardino perfetto, Poesie 2012-2016, Carta e Penna Editore, novembre 2016. La condizione degli Ebrei dai Cesari ai Savoia, Carta e Penna Editore, aprile 2017 La confessione, Dramma in quattro atti, Carta e Penna Editore, aprile 2017 Ho iniziato questo blog nel febbraio del 2006 e mi ha dato grandi soddisfazioni. Spero continuino anche su questa piattaforma. Tutto ciò dipende fondamentalmente dalla interazione con tutti voi, cari lettori.

2 pensieri riguardo “L’eremita (Seconda parte) (Scena unica-ottava parte)”

  1. L’essere umano diventa colpevole quando si rifiuta di guardare in faccia la sua colpa. La colpa è un’occasione propizia per scoprire la propria verità, per guardare nelle profondità del proprio cuore e lì, nel profondo, trovare Dio. Il nostro compito consiste nell’accogliere la nostra ombra e nell’accettare con umiltà la nostra colpa perchè sul cammino che ci porta a divenire noi stessi incappiamo sempre in essa. Con ciò non si deve giustificare la colpa ma solo diventare consapevoli di essa, perchè un tale atteggiamento può cambiare qualcosa di noi e renderci migliori. Io credo che l’esperienza della propria colpa possa indicare l’inizio di una trasformazione interiore.

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